Patrizia Riviera - I GIVE UP

Domani qualcuno di noi andrà a vedere la mostra fotografica I GIVE UP di Patrizia Riviera a Bergamo presso lo spazio quarenghicinquanta.
Conosciamo personalmente Patrizia da tanti anni perchè ha fatto tanti progetti di fotografia presso la nostra Fondazione. Con lei abbiamo fatto tanti viaggi, un fotoromanzo dal nome "Un giorno qualunque",  dei libri con le foto delle nostre attività, dei laboratori artistici...
Pubblichiamo il testo di presentazione della mostra. L'abbiamo letto con interesse: anche la natura và in letargo, l'inverno è un periodo di maggior difficoltà e per qualche animale l'unico modo per superarlo è ritirarsi, per poi rifiorire, fortificato, in primavera. 
Invitiamo tutti ad andare a vedere la mostra di Patrizia.





“I give up” mi disse - Rinuncio - C’era amarezza nella sua voce e malinconia, ma quel suono straniero era l’inizio della mia liberazione. Mai lo vidi così dolce! Ogni rinuncia è una liberazione, mi dissi. Dopo di allora ci fu solo un ultimo viaggio. Lasciai che tutto finisse.
Molti di coloro che conosco hanno rinunciato. Tutti quelli che vivono nel mondo parallelo della malattia mentale o fisica, ad esempio. Così come un albero per sopravvivere ai rigori dell’inverno deve rinunciare alle sue foglie e ritirarsi nel nucleo centrale del suo tronco, così per vivere, spesso, è necessario abbandonare, ritirarsi, rinunciare.
Ho fotografato la Terra, con questo senso di rinuncia. Amo questa crosta a tal punto da non volerla descrivere. Non posso. Quello che io amo non è ciò che vedo, ma quello che avviene dentro di me. La Pace. Non la luce del sole, ma quell’oscuro silenzio che mi rimane dentro.
Inquadravo una porzione di quel mondo che mi emozionava e poi sfocavo completamente l’obiettivo della macchina. Scattavo solo se l’immagine continuava ad avere un eco dentro di me, solo se pur così indistinta io continuavo ad esserne coinvolta. Non volevo vedere, volevo sentire. Oppure, mi muovevo mentre fotografavo, nel tentativo di abbracciare l’intero spazio che mi circondava. Come quando cammini e le immagini si susseguono veloci e ne resta solo un’indefinibile scia.
Questo lavoro è un sogno ad occhi aperti, un viaggio dell’immaginazione nei luoghi amati: la montagna, il mare. C’è un’andata e un ritorno. C’è un mezzo di locomozione: la mia inquietudine. E ci sono anch’io nei panni di un uomo, a volte solo un piccolo punto indistinto. Come in un sogno, nulla è abbastanza chiaro, nitido. Come in un sogno ad occhi aperti ogni immagine è stata ripassata (dalla grana), nella velleità di aggiungere elementi che siano utili a comprendere, a ridefinire.
Nato per descrivere la mia rinuncia, la mia necessità di lasciar cadere, di abbandonare è diventato per lungo tempo un rifugio e un nascondiglio. E’ diventato la mia solitudine.

Il mio ultimo viaggio, quello della rinuncia. Non la morte, ma l’oblio. Non la morte, ma la liberazione. L’indecifrabile bellezza interiore della vita. L’oscurità di un mondo parallelo. Il Sogno.

Patrizia Riviera



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