I nostri papà nel ricordo di una vita

In occasione della festa del papà di domani abbiamo pensato di raccogliere i nostri ricordi su come erano i nostri padri.

Era dolce, corretto e paziente. Cercava di comunicare con noi e trovare sempre una soluzione ai problemi. Era rispettoso. Mi chiamava pupa.

Era  un'abile costruttore specializzato in attrezzeria. Era un tuttofare. Meritava le attenzioni che gli abbiamo dato quando si è ammalato. Da lui ho imparato a giocare a carte e a bocce.

E' un po' rompiballe, fa finta di non ascoltare anche se poi ha ragione. Ogni tanto sa essere anche dolce.

Un papà deve essere buono ma quando ci vuole anche un po' severo.

Era comprensivo, molto buono, mi raccontava le favole. Era accorto con me e i miei fratelli. Mi ricordo che raccontava quando era stato prigioniero per dieci anni dai tedeschi.

Era una persona splendida, era fascinoso. Era appassionato di cucina e ci coinvolgeva. Quando la sera ci raccontava le favole mi salutava dicendo "alla prossima puntata". Su certi aspetti era all' antica, ma ci teneva che andassi a scuola. E' buona regola che i figli abbiano un papà presente, che li sappia ascoltare e che passi del tempo con loro.

Era bravo, mi portava al parco e andavamo d'accordo.

Anche se non andavamo d'accordo era buono. Mi sono accorta dopo della sua mancanza. Si prestava ad aiutare e a giocare con i nipoti ad esempio ad attaccare le figurine. Era sempre disponibile. Quando ero in negozio a lavorare con mio marito lo ricordo che arrivava in bicicletta puntuale alle otto per aiutare. Un padre deve cercare di capire i figli quando sono in ogni difficoltà.

Mio papà faceva discorsi da uomo: calcio e politica. Gli piacevano i film di guerra e aveva tanti libri di storia e sui reduci di guerra. Giocavamo a bocce insieme.

A l’völerèss amò ché



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